“Da autore della raccolta di leggi del Regno napoletano a vittima della rivoluzione del 1799 a Sala Consilina”
Diego Gatta nacque a Sala Consilina il 24 aprile 1729, da Angelantonio ed Antonia Martucci, nobile famiglia salese. I genitori ben presto lo indirizzarono agli studi ecclesiastici. Grazie all’aiuto di un Abate poté raggiungere un suo fratello minore che esercitava con successo a Roma la professione di avvocato. E qui, nella città eterna, il giovane prete iniziò i suoi studi.
“Fu discepolo della scuola di Antonio Genovesi dove seppe perfezionare le sue idee e le sue conoscenze. Grazie a questi studi ebbe l’incarico come giureconsulto, sotto Re Ferdinando IV, di dare allo Stato napoletano un ottimo codice facendo ordine fra le varie leggi esistenti. Il giureconsulto vi pose mano e compose la “Collezione dei Reali Dispacci” che fu di grande aiuto ai magistrati nella consultazione delle leggi. A lui spettò il merito di aver contribuito, prima del periodo napoleonico, a dare allo Stato Napoletano una raccolta omogenea di leggi ricavate non solo dalla Collezione delle Romane Leggi e da quella del Medio Evo, ma da un proprio tenore di vita imposto dal lento progredire del popolo.
“La morte del fratello costrinse il Gatta a ritornare a Sala Consilina, per accudire di persona gli interessi di famiglia, mentre andavano maturando gli eventi della rivoluzione del ’99.”
Nella quiete e nella solitudine di Sala Consilina iniziò l’opera “La modifica del Codice Carolino”. La condusse innanzi fino al giorno in cui lo colse implacabile l’ira rabbiosa e rivoluzionaria del 1799. Non mancò a Sala Consilina l’eco di quanto avveniva a Napoli con la costituzione della Repubblica Partenopea fondata sugli ideali di libertà della Rivoluzione francese. A seguito di sommosse a Sala Consilina fu nominata una nuova Municipalità e a capo di essa fu messo D. Giovan Tommaso Grammatico, che piantò l’Albero della libertà e formò la Guardia Civica.
“Gatta, da buon sacerdote e suddito affezionato al vecchio regime, vide con dolore il vicario e i sacerdoti repubblicani che gridavano contro il Sovrano. Deplorava chi, come il sacerdote Nicola Bosco, curato economo della parrocchia di S. Eustachio, leggeva proclami contro il re e in lode della Repubblica o chi manifestava “in Chiesa davanti la Sacra Pisside l’odio contro i sovrani; bestemmiasse che se per colà fosse passato il sovrano, gli avrebbe tirato una palla in fronte”. Il clima era tale che Sala Consilina fu illuminata, in quel periodo, da lanterne rosse con le lettere “L-E” (Libertà e Eguaglianza) che inneggiavano agli ideali della rivoluzione francese.”
Visto come ostile ai rivoltosi fu assalito in casa e derubato; vide alle fiamme la sua ricchissima biblioteca, distrutti i voluminosi carteggi, gli incendiarono l’antico ed importante palazzo situato nel rione, detto “In mezzo alla terra”. Fu anche arrestato per breve tempo. Le stesse orde uccisero il figlio adottivo Michele Gatta (Angelo Andrea Genovese, adottato dalla famiglia di Diego Gatta) colpito da due schioppettate nella piazza di Sala, davanti al negozio di spezie del notaio Giovanni Cioffi, ritrovo dei repubblicani, la sera del 3 maggio 1799.
“Assistette di persona a tutto questo scempio e non ebbe più la forza di vivere nella nativa cittadina.”
“I suoi parenti di Eboli – la nobile famiglia Genovese – lo accolsero presso di loro dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. Morì il 22 giugno 1804, a 75 anni, e la sua salma fu deposta nella tomba gentilizia della famiglia Genovese in Eboli, presso la chiesa della SS. Trinità dei PP. Osservanti, detta di S. Antonio.
Notizie tratte da: “Archivio storico della provincia di Salerno, Fasc. II, aprile-giugno 1935, articolo di Vincenzo Paesano”.
(Giancarmine Caputo)
Cartellina con l’Annullo del francobollo commemorativo del duecentesimo anno dalla morte 12-12-2004
Illustrata da Adriano Romano
(Fernando Pepe)
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