**Giovanni Bovio** fu un parlamentare italiano nato a Trani nel 1837 e morto a Napoli il 1903. Contrario alla monarchia si batté fortemente per la repubblica. Membro eminente della massoneria della quale diceva: «La Massoneria vuole libere le nazioni, una l’umanità, elevate a dignità umana le classi diseredate, dominatrice degli intelletti la scienza, non occhio di prete tra l’uomo e la coscienza. A Napoli svolse prevalentemente la sua attività dove gli dedicarono una piazza ma che i napoletani continuarono a chiamare con il vecchio nome di piazza Borsa. Fu il padre di Libero Bovio, famoso autore di canzoni di successo napoletane: “Tu ca nun chiagne”, “Reginella”, “O Paese d’ ‘o sole”, “Lacreme napulitane”, ecc. Giovanni Bovio pronunciò un “elevatissimo discorso “ in occasione dello scoprimento a Sala Consilina di una lapide in onore di Giordano Bruno. Era l’8 settembre del 1894.
(Giancarmine Caputo)
SALA CONSILINA
Leggendo il bell’articolo dove è facile intuire che SALA era un centro importante di politica nazionale, mi ha riportato al grande Libero Bovio ma non sapevo fosse figlio di Giovanni.
(Fernando Pepe)
Bovio ci riporta a un’avvincente ricostruzione di una propria e vera battaglia laica e anticlericale combattuta in Italia sul finire dell’800 e l’inizio del ‘900 che trova eco anche a Sala Consilina, come scrive il prof. Pasquale Russo nel suo SINCARPIO (già citato in questo gruppo a proposito di un altro episodio).
“Il 2 dicembre 1891 il vescovo Addessi inviava a Sala dei padri missionari per condurre i credenti erranti salesi nel solco della Chiesa Cattolica.
I soci della “Torquato Tasso” appena appresa la notizia, non sopportando di essere considerati barbari da convertire, chiamarono a raccolta tutta la gente del paese nella sala sociale e uniti si mossero con bandiere, percorrendo le strade principali al grido di “abbasso i missionari, abbasso l’oscurantismo, viva la libertà di coscienza.”
I missionari, avvisati dell’accaduto, ritornarono da dove erano partiti.
I soci e i cittadini quindi, si radunarono nella sala degli operai e votarono gli ordini del giorno atti a diffondere il libero pensiero, il supremo diritto della ragione e per ricordo ai posteri e in omaggio alla libertà si propose di incastonare una lapide commemorativa al martire del libero pensiero Giordano Bruno e si pregò, perciò il professore Giovanni Bovio di dettarne l’iscrizione.
Il 2 settembre 1894 si scoprì la lapide in piazza Plebiscito. (denominazione mutata poi in Piazza Umberto Primo in seguito al regicidio del 29 luglio del 1900)”.
(Simona Pepe)
Articolo del “Corriere della Basilicata” (7 sett 1894)
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