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Ettore Bielli

  • Giancarmine Caputo

Descrizione

ETTORE BIELLI confinato a Sala Consilina nel 1939

Nato a San Paolo (Brasile) nel 1908 dove il padre Michelangelo era emigrato con la madre Lelli Elvira. Dopo circa due anni dalla sua nascita la famiglia rientrò a Roma. Di professione decoratore, aderì alle idee e al clandestino movimento comunista e già nel 1930, a 22 anni ricevette il primo ammonimento per apologia dì atti terroristici commessi da antifascisti sloveni nella Venezia Giulia.

Per lo stesso reato venne poi deferito al Tribunale speciale, che nel 1931 lo rinvia alla magistratura ordinaria, dalla quale nel 1932 è assolto per insufficienza di prove. Iscritto nell’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze, nel periodo 33-34 continuò a subire una sorveglianza opprimente tanto da non consentirgli una normale vivibilità.

Arrestato il 21 marzo 1939 è confinato per due anni a Ponza e quindi a Santo Stefano, piccolo isolotto di fronte a Ventotene. Qui per le drammatiche condizioni carcerarie si ammalò gravemente e solo per questo motivo finalmente fu confinato prima a Tricarico e quindi nell’ottobre del ‘39 a Sala Consilina.

Nel 1941 è deferito al Tribunale speciale per attività comunista e con l’accusa di stampigliare etichette e stelle filanti con frasi offensive per Mussolini e per Hitler. Bielli, prosciolto per insufficienza di prove, è rimandato al confino.

A Sala Consilina dopo momenti duri fu raggiunto dalla moglie e dal figlio e verso la metà del 1940 cominciò anche a lavorare a giornate rifacendo l’intonaco esterno al cinema De Marsico. A fine pena è trattenuto come internato. Nel periodo della ritirata dei tedeschi nel Vallo di Diano il Bielli nascose nella cantina della sua povera abitazione due famiglie di ebrei. Scrive di lui il figlio: “Ricordo la botola dove furono calati ed il cognome di uno di loro, Wolf ed il nome di sua moglie, GretaLi salvò dalla deportazione e da sicura morte in campo di concentramento”.

Fu liberato il 17 settembre 1943; da allora inizia un lavoro politico che lo porta a fondare nel 1944 la sezione del Partito Comunista Italiano e la locale Camera del Lavoro.

Ma alla fine di questa fase di intensa attività politica unitaria matura una sua scelta libertaria; chiamato da Togliatti a Roma non ne condivide le scelte di fondo (“svolta di Salerno”) abbandonando il Partito e aderendo al movimento anarchico. Militerà anche negli anni successivi nel predetto movimento e vivrà a Salerno, dove fonda il gruppo anarchico «Vincenzo Perrone». Muore il 3 aprile.
(Giancarmine Caputo)

Tratto da http://www.istitutogalanteoliva.it

Raccolsi la richiesta di Mimmo Calicchio e con la Pro loco facemmo pubblicare il libro.
(Erminio Squitieri)

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