Lavatoio in contrada San Giovanni. Da notare le scanalature nella pietra per strizzare i panni. Su una delle pietre del lavatoio è inciso un nome; potrebbe essere quello dell’artigiano o dell’artigiana che ha creato le scanalature?
(Giancarmine Caputo)
Mi raccontava mia madre, da piccolo che mia zia, quella più grande, partiva da sopra i cuozzi e andava a S. Giovanni a lavare i panni.
(Orazio Lobosco)
E’ da evidenziare anche la scritta di chi lo ha rifatto… c’è la firma scolpita!
(Antonio Casale)
C’era anche un altro lavatoio, giù a Tressanti, tra cui mia mamma, da ragazza, ha lavato i panni, e da sposata a San Giovanni, dai cuozzi, non so se mi spiego, per lavare i panni. Quanti ricordi di sofferenze delle nostre care mamme.
(Michele Sabbatella)
Da ragazzina io e mamma andavamo a lavarci soprattutto le coperte e la lana scendendo dai “Calaturi” Via Silvio Pellico, la strada che porta al palazzo Bove e alla Civita, con l’asino e le bagnarole in testa.
(Maria D’Alessandro)
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