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Monastero di S. Angelo in fonti

  • Giancarmine Caputo
  • G. Caputo
  • G. Caputo2
  • Martino Urru
  • Martino Urru

Descrizione

Quello che resta oggi del monastero è solo una sorta di rudere dell’antico Palazzo feudale di S. Angelo. Si vedono le grandi mura che lo circondavano e le parti principali dell’edificio. La struttura del monastero aveva una forma rettangolare, con due cortili interni separati dal corpo principale del palazzo. Verso sud, dove si trovava il palazzo, vediamo i resti di una vecchia torre, ormai quasi completamente distrutta. Sul lato ovest del palazzo, ci sono tre grandi finestre con un tipo di arco antico chiamato “trilobo” fatto di mattoni. Una di queste finestre ha ancora intatto questo arco antico, con i mattoni disposti in modo decorativo. A completare la struttura principale, ci sono anche due piccoli edifici accanto ad essa. Anche se sono rovine, il monastero conserva un’atmosfera che ci permette di immaginare la vita che si svolgeva in questi luoghi in tempi passati.

Vicino al Monastero di Sant’Angelo in fonti vi è una grotta. Attraverso un ingresso alto circa 2 m, si accede a una cavità dove si vedono i resti di un vano laterale e altre strutture murarie che testimoniano riti esercitati in passato, come ad esempio la fonte battesimale in pietra posta al centro della grotta. La disposizione e la struttura della grotta rivestono un significato religioso e culturale. Nel XIV secolo, nella stessa area, sorgeva un villaggio omonimo, uno dei tanti casali di Sala lungo le pendici meridionali del rilievo su cui si erge l’abitato attuale..
Nel 1723, Costantino Gatta, nell’opera “La Lucania illustrata“, descrive la grotta di Sant’Angelo come parte di un complesso più ampio costituito da un edificio religioso con affreschi sulle pareti e un cortile interno che dava accesso alla cavità. L’interno della grotta, accessibile tramite una scala in pietra, era descritto nei dettagli: una volta sorretta da pilastri, resti di sepolture, cappelle e un piano di calpestio con lastre di pietra. Sempre secondo Costantino Gatta, il monastero vicino fu fondato da D. Benedetta Valenzano nel 1315, signora di tale villaggio appartenente ad una nobile famiglia.

« Le rovine di tante fabbriche … danno un manifesto segno di esser ivi stato un ben grande villaggio, che dal tempio suddetto S. Angiolo chiamavasi, & abbiamo memorie di autentiche scritture osservi stato un Monistero di Monache cisterciensi dello ordine di S. Bernardo… come poi desolati fussero tal Monistero e villaggio, non ne abbiamo avuto fin adesso notizia; detta Chiesa al presente è Abbadia ».
(La Lucania illustrata, Napoli, l723, p. 75).
(Giancarmine Caputo)

Un vero peccato lasciare questi patrimoni nell’abbandono totale, come il Tempone e la chiesa di Santa Maria.(Filomena Luciano)

A Sala abbiamo uno dei pochi esempi del “doppio” culto Micaelico, quello Longobardo e quello Garganico in grotta.
(Tonino Spinelli)

Giusto quanto detto da Spinelli, mentre nella vicina Sasso di Castalda il culto Micaelico fa riferimento ai due altri elementi della natura ad esso legati: il bosco e la sorgente. C’è un percorso a piedi che, utilizzando in parte i “Sentieri Frassati” della Campania e della Basilicata, consente di attraversare tutti e quattro questi stupendi luoghi: la grotta, la vetta, il bosco, la sorgente.
(Antonello Sica)

A seguire due foto di Martino Urro

 

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