Quello che resta oggi del monastero è solo una sorta di rudere dell’antico Palazzo feudale di S. Angelo. Si vedono le grandi mura che lo circondavano e le parti principali dell’edificio. La struttura del monastero aveva una forma rettangolare, con due cortili interni separati dal corpo principale del palazzo. Verso sud, dove si trovava il palazzo, vediamo i resti di una vecchia torre, ormai quasi completamente distrutta. Sul lato ovest del palazzo, ci sono tre grandi finestre con un tipo di arco antico chiamato “trilobo” fatto di mattoni. Una di queste finestre ha ancora intatto questo arco antico, con i mattoni disposti in modo decorativo. A completare la struttura principale, ci sono anche due piccoli edifici accanto ad essa. Anche se sono rovine, il monastero conserva un’atmosfera che ci permette di immaginare la vita che si svolgeva in questi luoghi in tempi passati.
« Le rovine di tante fabbriche … danno un manifesto segno di esser ivi stato un ben grande villaggio, che dal tempio suddetto S. Angiolo chiamavasi, & abbiamo memorie di autentiche scritture osservi stato un Monistero di Monache cisterciensi dello ordine di S. Bernardo… come poi desolati fussero tal Monistero e villaggio, non ne abbiamo avuto fin adesso notizia; detta Chiesa al presente è Abbadia ».
(La Lucania illustrata, Napoli, l723, p. 75).
(Giancarmine Caputo)
Un vero peccato lasciare questi patrimoni nell’abbandono totale, come il Tempone e la chiesa di Santa Maria.(Filomena Luciano)
A Sala abbiamo uno dei pochi esempi del “doppio” culto Micaelico, quello Longobardo e quello Garganico in grotta.
(Tonino Spinelli)
Giusto quanto detto da Spinelli, mentre nella vicina Sasso di Castalda il culto Micaelico fa riferimento ai due altri elementi della natura ad esso legati: il bosco e la sorgente. C’è un percorso a piedi che, utilizzando in parte i “Sentieri Frassati” della Campania e della Basilicata, consente di attraversare tutti e quattro questi stupendi luoghi: la grotta, la vetta, il bosco, la sorgente.
(Antonello Sica)
A seguire due foto di Martino Urro
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