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Lenormant – “A travers l’Apulie et la Lucanie”

  • Giancarmine Caputo
  • Antonio Wancolle

Descrizione

**Sala e Teggiano verso la fine dell’800
**rappresentavano i due poteri che dividono il mondo: il potere spirituale (la religione) e quello temporale (la società civile). Sala, forse per la presenza della massoneria e la presenza di molti personaggi con idee illuministe, era prettamente laica mentre Teggiano clericale. Questo fu infatti ciò che notò uno studioso francese nel 1882, Francois Lenormant, diretto in Basilicata che fece una sosta nel Vallo di Diano e successivamente scrisse un libro intitolato “A travers l’Apulie et la Lucanie”, in cui raccolse le sue note di viaggio. Nel libro, in lingua francese, è scritto: “… quindi abbiamo nelle due città che sono uno di fronte all’altro su entrambi i lati della valle, un dualismo chiaramente marcato: da un lato il vescovo e le autorità ecclesiastiche, dall’altra il sottoprefetto e le autorità civile nell’ordine delle opinioni, che il cattivo linguaggio politico attuale chiamerebbe la città clericale e la città laica, che mi piace di più chiamare la città guelfa e la città ghibellina. Teggiano e Sala, nelle loro oscure cittadine di provincia, quindi personifica, uno di fronte a l’altro, i due grandi principi che per centoottanta anni, sotto varie forme e nomi, contendono il mondo e se lo contenderanno per molto tempo ancora: i diritti del potere spirituale e morale della Chiesa, da una parte, e dall’altra quelli della secolare indipendenza della società civile e lo Stato nel suo ruolo temporale. Questi sono due principi la cui riconciliazione definitiva è forse un sogno con passioni umane, le loro violenza e le affermazioni esagerate che ispirano l’uno sull’altro. Ma è assolutamente necessario stabilire tra loro una sorta di trattato di pace, una modus vivendi equilibrato, che può variare a seconda delle circostanze, pena la visione dell’ordine sociale travagliata fin dalle fondamenta, la nazione lacerato da dissensi e odi di cui è impossibile prevederne l’entità e le conseguenze. Perché entrambi sono legittimi e necessari e non si può sacrificare l’uno o l’altro senza cadere nella violenza e nell’ingiustizia, senza opprimere le coscienze e ciò che hanno di più sacro.”
(Giancarmine Caputo)

Lenormant, nel suo viaggio attraverso l’Italia meridionale, pernottò nella Certosa, allora completamente svuotata di persone e cose, classificandola come tempio del silenzio.
(Antonio Wancolle)

Lo studioso francese colse, durante i suoi viaggi, in due piccoli centri della Campania ciò che era più evidente nelle grandi città. Questo conferma la vivacità intellettuale, sempre esistita, nei nostri territori; in nessun caso c’è stata violenza e le coscienze sono rimaste libere.
(Pas Salluzzi)

Si pensa ancora che quella vivacità intellettuale sia ancora così diffusa nei nostri territori o sia stata surclassata da un pensiero fortemente legato alle innovazioni tecnologiche? Per fortuna se ne contano ancora di intellettuali autentici!
(Domenica Silvana Ferraro)

Dubbi legittimi ma l’odore dei libri in una libreria ha sempre il suo fascino per molti, il libro lo possiedi e ne godi la lettura e la rilettura; sono, poi, fermamente convinta di una bella vivacità culturale che, come dice Silvana, è ancora presente e, rispetto a prima, è ancora più diffusa ma noi siamo distratti da tante altre situazioni, per esempio viaggiamo tutti di più, andiamo a cinema, a teatro etc. E anche questa è attività intellettuale compresa quella legata alla tecnologia che, però, non surclasserà mai la ricerca “ sulle sudata carte”.

Attuale. Se si pensa al quotidiano, il dualismo tra Stati occidentali e Stati teocratici come l’Iran.
(Antonello Scorza)

Il racconto di Lenormant continua lasciandoci un simpatico aneddoto del cocchiere salese con cui sta viaggiando:
“All’improvviso il cocchiere si ferma dichiarandoci che non può andare avanti perché non c’è più strada carrozzabile… deposita in un batter d’occhio il nostro bagaglio a terra… facendo girare i cavalli, riparte a tutta velocità in direzione di Sala… lasciandoci soli nelle tenebre, senza guida e ignoranti del cammino che dobbiamo intraprendere. In questa situazione ridicola rimaniamo imbarazzati. Siamo ai piedi di una collina rocciosa e ripida che si appoggia ai contrafforti del Monte Sant’Elia. È ai lati di questa collina, da circa metà della sua altezza alla sua vetta, che si aggrappano le case di Padula… Era ancora peggio entrati a Padula, le cui strade senza ciottoli, qui le scale
intagliate nella roccia, piena di buchi e buche, rese scivolose dalla sporcizia che vi si incontra ad ogni passo, ostruite quasi ovunque dai detriti del case crollate nel terremoto del 1857.”
(Giancarmine Caputo)

Dettagli

Anno

1883

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