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(Angelo R. Donadio)
Ho letto questi versi di cui ignoravo assolutamente l’esistenza. Versi d’una gran penna chรฉ non a tutti รจ data una rappresentazione sรฌ icastica d’apparir vera scorrendoli. Il commento? Posso solo immaginare, nella mia pochezza, l’atto recitato sul palcoscenico da questo poeta. O interpretarlo, per quanto m’รจ dato…! Maggi, ovviamente sta per anno, misurandoli sinonimamente con le primavere, quindi 1858, nรฉ credo che, sbizzarrendo la fantasia, possa ricondursi al “maggi” derivato da major, opposto al “minor” di dantesca memoria. Il Canno (maiuscolo) indica facilmente il sito, il Canneto, di cui ricordo la citazione nei miei anni salesi ma che non saprei dove si trovi (San Giovanni?). “Tredici volte” indica il giorno del mese, il che conforta l’interpretazione del mese data inizialmente (indicato in minuscolo, inoltre) e la ferita (plaga), o addirittura flagello, maggiormente inferta riguardava quella zona, riverberante come metallo lucido, fuso, pulito (forbito) qual specchio, che piรน chiaramente risalta all’ora meridia colpita dal sole (a piombo, allo zenith pressappoco). Questa la mia lettura dei primi versi.
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